SPERSONALIZZAZIONE
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La follia, mio signore, come il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c'è luogo dove non risplenda.
(William Shakespeare)
Le fotografie che compongono il presente progetto sono state scattate in ex strutture psichiatriche abbandonate.
NB: per la realizzazione delle fotografie non è stato infranto l'articolo 614 C.P.
in quanto i luoghi non sono abitati e non sono utilizzati per alcun tipo di attività. Le visite sono state fatte nel massimo rispetto delle strutture senza arrecare alcun tipo di danno o effrazione e senza alcuna forma di sciacallaggio.
Prima protagonista di questo percorso è l'angoscia gridata dal vuoto che regna sovrano all'interno delle strutture, dal silenzio e dal vento che spazza i corridoi.
Ma anche da oggetti inspiegabilmente lasciati nel vuoto: qualche letto, alcuni oggetti personali, armadi, ciabatte.
Secondo protagonista è il terrore provocato dalle sbarre alle finestre, dalle inferriate che avvolgono le scale e dai letti con i rinforzi per i legacci; ma soprattutto dall'assenza.
Assenza di vita, assenza di speranza.
Sono luoghi-non luoghi. Luoghi senza tempo.
Tutti i luoghi in genere hanno un tempo, lo si sente passare; in questi luoghi invece il tempo è assente, come tutto il resto.
Tranne la desolazione, la tristezza, la solitudine.
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Riducendo i pazienti a involucri vuoti privi di identità gli infermieri e i medici si sentivano più facilmente legittimati a compiere atti
demolitivi nei loro confronti.
Il processo di spersonalizzazione passava attraverso vestiti tutti uguali, la privazione dei propri oggetti personali, l'impossibilità di confronto con l'esterno, l'impossibilità di decidere per sè.
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Vuoti scanditi da monotonia.
Volontà sopite e assenza di consapevolezza.
La terapia di cui il paziente è inconsapevole agisce sulla sua psiche portandolo in un circolo vizioso nel quale non riconosce le proprie re-azioni.
Cosa ci rende persone che esistono?
La capacità di decidere e di agire secondo la propria volontà; la consapevolezza del proprio sentire; la libertà di movimento.
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Il tempo continua a scorrere all'interno delle strutture abbandonate alterandone e modificandone l'aspetto.
La natura cerca di riprendere a sè i luoghi e le loro memorie ostacolata dai continui abusi dell'uomo che ne viola gli spazi e come un folle burattinaio ne muove i resti calpestando ciò che rimane della dignità di chi vi è stato rinchiuso.
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I farmaci, soprattutto i sedativi, e le terapie lesive privavano il paziente della propria presenza avvelenando la sua coscienza di sè;
parallelamente alle terapie farmacologiche la contenzione imprigionava la sua libertà.
La stessa terminologia "igiene mentale" è folle perchè tradisce una sterilizzazione emotiva in chi la usa.
Non è forse che il delirio appartiene a chi esercita la presunzione di voler "igienizzare" la mente di un altro essere umano?
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Nonostante le condizioni di inesistenza in cui versavano i pazienti si trovano tracce vitali quali arti, musica e follia.
Questo dimostra quanto sia difficile estirpare l'anima dal corpo di un uomo.
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